L’indagine “Monza tra moda e rifiuti tessili” è stata svolta grazie al progetto “Dress Green: Monza si ricicla con stile”, presentato da Un Ponte Per come capofila e finanziato da Fondazione della Comunità di Monza e della Brianza. Il Circolo Legambiente di Monza aveva già avviato un progetto di studio sul problema dei rifiuti tessili, in cui era stata analizzata soprattutto la fase di destinazione finale dei vestiti e degli accessori una volta che si è smesso di usarli. La complessità di quella destinazione e l’introduzione, nel febbraio del 2025, della raccolta differenziata del tessile con il conferimento di tutto il tessile (anche quello in cattivo stato, che prima andava nell’indifferenziato), hanno sollecitato l’attenzione sulle fasi di acquisto e sul rapporto che le persone hanno con quello che indossano. Per dare voce ai pensieri dei cittadini si è dunque pensato a una ricerca, che è stata condotta dalla società certificata CSA su un campione di 500 cittadini monzesi. Parallelamente, grazie alla collaborazione che il Circolo ha da anni con gli insegnanti e le scuole locali, le domande che costituivano l’indagine sono state poste ai ragazzi delle scuole superiori. I risultati in questo caso non hanno valenza statistica, ma hanno valore qualitativo e aiutano a fare luce su una fascia d’età sostanzialmente sconosciuta. Complessivamente quindi le risposte riguardano 800 persone, un campione assai significativo per una città delle dimensioni di Monza.
I risultati sono molto interessanti: acquistano più abbigliamento gli uomini che le donne, tutti hanno negli armadi molti capi che non mettono mai (che quindi saranno i primi a essere dati via), tutti riconoscono che l’abbigliamento li rappresenta e che hanno con gli abiti un rapporto che non è di semplice uso, necessità e comodità, ma anche emotivo/affettivo. La resistenza nei confronti dell’usato è diffusissima tra la popolazione (intorno all’80% delle risposte in tutte le fasce di età), le pratiche di scambio e swap party pochissimo conosciute, anche se un pochino di più tra i più giovani. Qui probabilmente entrano in gioco fattori psicologici che andranno senz’altro approfonditi. Infine, dalla ricerca emerge che il 51% del campione non sa che esiste l’obbligo della raccolta differenziata del tessile (obbligo normativo dal 2022), né è a conoscenza del fatto che da febbraio 2025 nella nostra città la nuova raccolta differenziata è affidata a Humana People to People, e si svolge con modalità diverse dal passato.
L’impressione generale è che i rifiuti tessili non siano percepiti veramente come un rifiuto inquinante di cui ci si debba occupare. In realtà, insieme ai RAEE, i rifiuti tessili sono al momento il problema più complicato e complesso da affrontare tra tutti quelli che riguardano la gestione dei rifiuti. Non si tratta solo dell’eccesso di produzione, della qualità sempre più scarsa della produzione fast fashion, della prevalenza di materiale sintetico di derivazione fossile (circa il 70%) su quello naturale, ma anche di carenze normative e culturali.