Abbiamo organizzato un piccolo webinar, venerdì sera, sul rapporto Ecosistema Urbano 2020, redatto da Legambiente con Il Sole 24 ore. È stato molto interessante, perchè anche se io conoscevo il rapporto e avevo pure scritto il comunicato stampa relativo, non avevo mai approfondito i criteri con cui vengono analizzate e poi classificate le città italiane.
E mi ha molto colpito il concetto di consumo. Che non viene solo inteso come suolo occupato da case invece che messo a frutto con coltivazioni o semplici alberi. O come carburante utilizzato dai veicoli a motore. O come tempo perso nel traffico. Ma viene considerato anche quando si parla di mobilità in generale nelle città. E per esempio Zona 30, il piano europeo per limitare la velocità delle auto a 30 km/ora in tutte le zone urbane ed edificate, oltre che con la sicurezza ha a che fare con l’inquinamento (è ovvio che una macchina che va più piano inquina meno) e con il consumo. Non di suolo ma di asfalto. Se le macchine vanno più piano consumano meno asfalto. Che è costoso e richiede molta manutenzione (e mai abbastanza, viste le buche che ci sono sempre sulle nostre strade).
Ora ieri ho fatto una lunga camminata al parco, che è sempre un posto meraviglioso. Non ero certo da sola, ma il distanziamento era garantito e lì di spazio ce n’è tanto, e non ci sono macchine per cui ci si sta davvero bene.
E mentre percorrevo i vari sentieri, attraversando i prati o costeggiando il Lambro o affiancando le strade principali, pensavo vedi la natura non si consuma. Io cammino per questo sentiero, calpesto delle foglie secche e dell’erba e della terra, e certo siccome non sono la sola a camminare il sentiero è come un po’ scavato; però se per qualche giorno o per qualche mese nessuno passa per quel sentiero, l’erba ricresce e dopo un po’ di tempo non ci si ricorda nemmeno più dove stava. E non c’è un vero consumo. Semmai sono le suole delle mie scarpe, quelle che si consumano.
Se c’è bisogno di un motivo in più per amare la natura e cercare di fare di tutto per farla rispettare, l’abbiamo trovato!