Il 9 dicembre scorso la nostra pagina Facebook ha condiviso la diretta del Comitato Residenti Area Scotti di Monza.
Dopo l’intervento di Antonella Gaddi che ha creato il Comitato e si sta battendo come una leonessa per difendere un pezzo della storia di Monza, dopo quello di Giorgio Majoli che ha illustrato le carettistiche urbanistiche della zona, dopo la spiegazione appassionante di come si interviene da un punto di vista ingegneristico per salvare un manufatto di archeologia industriale, c’è stato un contributo sulla storia di Monza.
Era una storia che conoscevo vagamente ma che mi ha appassionato: con la costruzione della Villa Reale del parco il borgo agricolo era diventato una cittadina “reale”, ma dopo l’assassinio del re era caduta in disgrazia. Per fortuna la rivoluzione industriale è arrivata a salvarla, e all’inizio del 900 Monza è diventata la patria dei cappelli: un’incredibile concentrazione industriale per i tempi, per soddisfare le esigenze di un consumo di massa. Basta guardare le foto d’epoca e leggere i romanzi, non si usciva senza cappello. E insieme alle cappelliere (sugli aerei si chiamano ancora così gli spazi ripostiglio sopra la testa dei passeggeri) sono nate le espressioni “tanto di cappello”, “attaccare il cappello”…
Se vi chiedete cosa c’entra con l’area Scotti, ecco la risposta: Scotti era un grande feltrificio, chiuso tempo fa ma di cui si vede ancora, dal viale Cesare Battisti, dalla Villa Reale e dal Rondò dei Pini all’ingresso della città, la bellissima ciminiera. E prima dell’estate si è scoperto che stava per partire un progetto di “riqualificazione dell’area” che prevedeva la costruzione di 3 bei grattacieli di 8 piani ciascuno. Ora a parte la fissazione umana per i grattacieli, la zona in cui li avrebbero costruiti, oltre alla ciminiera di archeologia industriale è piena di case basse, di edifici circondati dal verde, di vestigia della storia della città. E il rispetto per quel che è stato, dov’è andato a finire?
Io abito vicino all’area Scotti. La ciminiera mi ha fatto da punto di riferimento quando ancora non mi orientavo nella città per me nuova. E il viale Cesare Battisti, con la sua larghezza e maestosità, con la sua prospettiva sulla Villa Reale, mi segna sempre il ritorno a casa. Come lo imbocco, che sia in macchina o in bici, che sia sotto Natale con le luci o d’estate con gli alberi verdissimi, mi dà sempre un senso di bellezza. Di quella bellezza costruita dall’uomo che però la natura ha accettato, perché è rispettosa, contenuta, seria.
Dobbiamo tutti dare una mano per salvare l’area Scotti e farne una vera riqualificazione, che rispetti il passato e crei un futuro vivibile. La bellezza si impone anche da sè, e la storia si compenetra dei luoghi e arriva anche a chi non la studia. Ma poi ci vuole qualcuno che le difenda, queste cose.
Partecipate anche voi che leggete, con Legambiente Monza!