COMUNICATO STAMPA COORDINAMENTO COMITATI E ASSOCIAZIONI DI MONZA

I sottoscritti Comitati e Associazioni di Monza, riuniti in Coordinamento, di fronte ai recenti provvedimenti urbanistici approvati o in itinere dell’amministrazione comunale monzese, esprimono forte preoccupazione per le ricadute negative a breve e lungo termine sul destino della città, in ordine: alla vivibilità da parte dei suoi abitanti; al consumo di suoli liberi; allo stravolgimento delle caratteristiche storiche ed ambientali del tessuto urbano; al peggioramento delle condizioni del traffico e del conseguente inquinamento atmosferico.
Ma soprattutto denunciano l’assenza di una visione dello sviluppo della città governata dall’ente pubblico per il bene dell’intera collettività cittadina e per il raggiungimento di un maggiore equilibrio ambientale.
Non basta costruire case per riempirle di abitanti. Non solo: il recente lockdown e il conseguente fenomeno dello smartworking, porterà al ridimensionamento degli uffici che verranno quindi trasformati in abitazioni che entreranno in un mercato immobiliare residenziale già inflazionato da migliaia di alloggi sfitti e dai Piani attuativi già approvati dal Comune.
Il Coordinamento dei Comitati e delle associazioni di Monza ha costantemente cercato in questi anni di dare il proprio contributo, dalla parte dei comuni cittadini, per migliorare le scelte urbanistiche, senza risultato. Nessuna delle osservazioni da noi puntualmente presentate ai diversi atti amministrativi ha trovato il sia pur minimo riscontro.
Ultimo in ordine di tempo è il nostro parere motivatamente negativo alla Variante “normativa” del PGT, che si colloca come atto finale di un programma urbanistico imperniato esclusivamente sugli incentivi per operazioni di carattere immobiliare.
E’ ormai evidente come la politica urbanistica di questa amministrazione comunale sia caratterizzata dalla delega agli operatori immobiliari di definire il destino della città: questo destino si chiama “Città dormitorio di lusso”, in cui i servizi pubblici non sono necessari e gli edifici residenziali sostituiscono il tessuto produttivo.
Le caratteristiche di questa città futura sono l’occupazione di quasi tutti i lotti liberi nel tessuto edificato e delle aree dismesse con condomini residenziali che si sviluppano in altezza a prescindere da ciò che li circonda, con verde solo condominiale, riduzione dei servizi pubblici e di residenza convenzionata per i ceti meno abbienti. Il tutto senza tenere conto dell’alto tasso di urbanizzazione raggiunto da Monza, delle migliaia di alloggi non occupati esistenti e della stabilità della popolazione residente.
E ciò si traduce in: disinteresse per il recupero del tessuto storico, disinteresse per una riconversione green (rinaturalizzazione) ed un recupero qualitativo delle aree dismesse, disinteresse per la conservazione e la riqualificazione ambientale e paesaggistica, di aree libere interstiziali e periferiche, disinteresse per lo sviluppo di spazi di aggregazione e socialità nei quartieri.
Gli esempi si contano ormai a decine, toccano tutti i quartieri, e su di essi vogliamo ancora una volta allertare i nostri concittadini. Ricordiamo i più eclatanti:

  • Nel quartiere Cazzaniga, in V.le Cesare Battisti, sull’area dell’ex feltrificio Scotti sorgeranno palazzi di 8 piani, praticamente solo verde condominiale, demolizione della storica ciminiera, stralciato il previsto auditorium, nessun servizio pubblico; inoltre numerose aree libere di piccole e medie dimensioni stanno scomparendo a causa di nuovi palazzi e palazzine, invece di essere valorizzate come spazi verdi ed agricoli, in un tessuto già densamente abitato (es. via Perosi, via Donizetti e altre)
  • Nel quartiere Triante, sul giardino storico dell’ex Buon Pastore potrebbero sorgere palazzi di 10 piani, la chiesa panottica viene trasformata in attività commerciale, nessuna destinazione a servizi per le scuole superiori limitrofe; altre edificazioni sono previste in via Europa e via Adigrat.
  • Nel quartiere Cederna Regina Pacis, in Via Foscolo palazzi fino a 14 piani e 50 metri di altezza, in un quartiere e una via già attanagliata dal traffico;
  • Nel quartiere Libertà, interventi edificatori per un totale di 39.000 mc in via Bosisio-Aguggiari-Gallarana riducono drasticamente una vasta area verde e alberata (da 40.000 mq a 14.000 mq) che avrebbe dovuto essere uno dei due polmoni a parco urbano nel tessuto edificato della città;
  • A S. Fruttuoso, sulla vasta area inedificata tra le vie Ticino e Lombardia, vicino al Castello del Torneamento, potrebbero sorgere tre “grattacieli” alti fino a 20 piani (66 metri!).
  • A S. Rocco, a ridosso del Lambro, la ex Garbagnati (in via Val d’Ossola) viene completamente trasformata in un quartiere residenziale, malgrado gran parte della sua superficie si trovi nell’ansa del fiume (in zona a rischio esondazione), un’area che negli anni settanta il PRG Piccinato vincolava come superficie da riconvertire a verde.
    E che dire della politica in corso di alienazione del patrimonio pubblico, a partire dall’area della ex Fiera, che avrebbe potuto essere un’area a servizio degli impianti sportivi (stadio e palasport) e vedrà sorgere invece altri edifici commerciali, alla alienazione delle aree ex Tpm e Fossati Lamperti, poste in un punto nevralgico della città, fino alla alienazione delle aree comunali in via Pompei, quasi 40.000 mq attualmente liberi e coltivati a nord del quartiere Sant’Albino, considerati “sottoutilizzati” e destinati ad attività produttive private, smentendo clamorosamente le dichiarazioni di volontà di contrasto del consumo di suolo, con la cessione al privato del patrimonio pubblico e la contemporanea offerta di incentivi per una trasformazione immobiliare di quelle aree.
    La legge regionale sulla Rigenerazione urbana (L.R. 18/2019) è stata infatti interpretata a Monza nel peggiore dei modi: come strumento indifferenziato per aumentare gli indici volumetrici e ridurre/monetizzare le dotazioni di servizi su aree disomogenee, sia che fossero aree dismesse sia che fossero aree libere, considerate “sottoutilizzate”.
    A riguardo la stessa legge all’art.1 recita “… la Regione riconosce gli interventi finalizzati alla rigenerazione urbana e territoriale, riguardanti ambiti, aree o edifici … per ridurre il consumo di suolo …” mentre invece la delibera di consiglio comunale sulla rigenerazione individua 108 aree di cui 29 sono a consumo di suolo in evidente contrasto con il dettato della legge.
    Inoltre si omette volutamente uno dei punti della L.R. 12/2005 (art. 8 bis, comma 1.b) che afferma: “incentiva gli interventi di rigenerazione urbana di elevata qualità ambientale, prevedendo, tra l’altro, la valorizzazione e lo sviluppo di infrastrutture verdi multifunzionali, con particolare
    riferimento alla rete verde e alla rete ecologica, in connessione con il sistema urbano e ambientale esistente”.
    E’ di ieri la notizia, apparsa sulla stampa e sui media, che il TAR Lombardia ha sollevato il tema della costituzionalità dell’art. 40bis della LR 12/2005, modificato dalla LR 18/2019, in quanto stravolge la pianificazione comunale e premia con aumenti volumetrici e riduzione di cessioni chi lascia in abbandono gli immobili rispetto a chi li mantiene in buono stato.
    La riduzione delle superfici costruite nelle aree dismesse, la loro rinaturalizzazione, il recupero delle testimonianze architettoniche della storia produttiva della città per nuovi servizi e nuove forme di lavoro e produzione: queste sono le sfide per una città veramente attrattiva che non sia omologata nell’indistinta periferia milanese come alcuni comuni confinanti. Monza, da secoli, ha una propria forte identità, ben diversa da quella di Milano.
    A fronte di tutto ciò restano inevasi gli interventi per servizi e aree pubbliche che, quelle sì, andrebbero finalmente riqualificate, utilizzando anche gli incentivi regionali per la rigenerazione urbana, a partire dall’area comunale dell’ex Macello e di quella dell’Ospedale vecchio.
    Il fantomatico documento “Le città nella città”, che avrebbe dovuto recepire le istanze dei quartieri, è già superato ancor prima di nascere: molti dei suggerimenti, proposte, richieste delle Consulte di quartiere sono già stati contraddetti (o ignorati) dai provvedimenti urbanistici appena approvati (rigenerazione urbana, patrimonio edilizio dismesso) o in corso di adozione (variante normativa al Pgt).
    Il nostro Coordinamento si riserva di intervenire nelle successive fasi dei diversi procedimenti urbanistici in corso, con iniziative pubbliche (online o in altra forma) per contrastare, ancora una volta, le premesse per una nuova colata di cemento sulla Città.
    Il Coordinamento di comitati e associazioni di Monza: Legambiente Monza Circolo A. Langer, CCR – Gruppo ambiente e territorio, Comitato Parco A. Cederna, Comitato la Villa Reale è anche mia, Comitato Bastacemento, Comitato via Boito-Monteverdi, Comitato di via della Blandoria, Comitato Triante, Comitato quartiere S. Albino, Comitato quartiere San Donato/Regina Pacis, Comitato Buon Pastore, Comitato Gallarana, Comitato residenti area Scotti, Comitato via Perosi, Comitato viale Lombardia 246.