Monza, 10 aprile 2021

Al Sindaco del Comune di Monza Dario Allevi

All’Assessore all’Urbanistica Martina Sassoli

Agli Assessori della Giunta Ai Consiglieri comunali Alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di MB Loro indirizzi email

Alla stampa

Oggetto: salviamo la ciminiera dell’ex Feltrificio Scotti di Monza. È necessario un nuovo progetto rispettoso dei luoghi storici e dell’ambiente urbano.

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Questo stabilisce l’art. 9 della Costituzione e questo principio dovrebbe essere rispettato anche nei Piani di Governo del Territorio comunali (PGT) e nei loro Piani attuativi.

L’Italia è famosa nel mondo perché ancora oggi conserva luoghi e immobili che devono essere tutelati perché rappresentano l’identità e la memoria dello sviluppo dei Comuni. Basti pensare al Centro storico di Monza (o di altre città) che, in alcune sue parti, fa ancora rivivere le proporzioni e la vivibilità antica di quei contesti urbani. Così anche per alcuni borghi storici (es. San Fruttuoso e Sant’Albino). Stonano in maniera del tutto evidente i palazzoni anni ‘60 che sono stati costruiti in quegli anni del boom edilizio in dispregio dei più elementari principi sopra citati.

Le città più attente e attrattive sono quelle che conservano ancora oggi quelle memorie testimoniali, non gli scempi fuori scala spesso frutto di mere speculazioni edilizie, mosse solo dalla volontà di voler emergere facendo violenza al tessuto urbano consolidato, sotto il falso slogan del rinnovamento urbano. La città è ormai da tempo conclusa, come diceva il prof. Leonardo Benevolo, e si tratta ora di impedire di consumare suolo libero, ma anche di recuperarne sul patrimonio edilizio dismesso.

La città va “rammendata” (cit. Renzo Piano) e restaurata consentendo così di leggere le architetture e le funzioni che, nel corso degli anni, la caratterizzavano. Certo è possibile inserire in quegli immobili altre funzioni, attualizzate e compatibili, conservandone però gli involucri e i simboli, anche recuperando nuovi spazi pubblici.

Nessuno si permetterebbe oggi di demolire (per esempio e come proposto, a suo tempo, da un francese), la Villa Reale di Monza per farne delle lucrose “villette a schiera” o “condomini in parco secolare”. Ricordiamo che ci fu anche un tentativo, fortunatamente sventato, di demolire l’Arengario di Monza per far passare un tram.

Chi farebbe oggi quelle proposte, sempre formulate in nome del progresso, della modernità e di nuovi investimenti? La terziarizzazione dell’economia e la conseguente deindustrializzazione lasciano scoperti alcune aree e immobili che vanno recuperati, conservandone la memoria e l’identità, senza utilizzare la scusa del degrado urbano e della sicurezza, che possono essere già oggi garantiti con le norme esistenti o che si potrebbero approvare nel Regolamento edilizio.

Anche a Monza e in Brianza ci sono alcuni esempi che possono costituire un riferimento. Ricordiamo, per esempio, la ex Frette di Monza (e di Sovico), le Poste di corso Milano, la Rinascente in largo Mazzini, una parte dell’ex Cotonificio Cederna e del suo villaggio, una piccola Crespi d’Adda. Sono numerosi gli esempi in Europa e in Italia. Ricordiamo, tra i maggiori, quelli di Tampere in Finlandia, della Ruhr in Germania, di Siviglia in Spagna, dei Docks di Londra, della Centrale elettrica di Mosca, Technopolis di Atene. In Italia ricordiamo: la Bovisa di Milano, la Darsena di Genova, l’ex Cirio di Napoli, la Manifattura tabacchi di Riccione, San Leucio a Caserta, Crespi d’Adda e molti altri.

Come dice la Prof.ssa Giovanna Rosso Del Brenna dell’Università di Genova: “Le fabbriche abbandonate e quel che resta di loro non sono un ostacolo ai buoni progetti, ma una risorsa preziosa da riconoscere e da utilizzare perché Monza possa raccontare per intero alle generazioni future la sua storia, senza pagine strappate”.

Un esempio di un possibile recupero di un’area dismessa in città, è quello sull’ex Feltrificio Scotti, industria sorta circa 100 anni fa lungo il vialone della Villa Reale e la via Castana (oggi via Donizetti). Quel Feltrificio faceva parte delle numerose industrie del cappello che caratterizzarono Monza fino alla metà del XX secolo. Un simbolo identitario di quegli immobili è, di sicuro, la ciminiera alta ben 40 metri, la maggiore in altezza rispetto ad altre, pur presenti in Città.

Ricordiamo quelle nell’ex Macello comunale, alla Fossati e Lamperti, all’ex Cotonificio Cederna, all’ex Hensemberger e altre ancora, di minore altezza. Anche negli esempi in Italia e in Europa sopra citati, quei manufatti sono stati salvati (alleghiamo a tale scopo una loro presentazione). Il restauro della ciminiera è possibile e auspicabile per tutti i motivi sopra esposti, così come dimostra una perizia (che pure alleghiamo) di un professionista che ha recuperato anche quella di Crespi d’Adda, ben più alta (62 metri). Anche l’Ordine degli ingegneri di Monza e Brianza, nel luglio 2020, ha dichiarato alla stampa locale (in allegato) la fattibilità tecnica, economica e l’invito per un suo recupero. In tal senso è in corso una petizione online del Comitato residenti

area Scotti, con la quale si chiede che la ciminiera venga recuperata in quanto elemento identitario ed emblematico della storia di Monza.

Come noto, la modifica al PII ex Feltrificio Scotti in viale Battisti, prevede: la costruzione di sette nuovi edifici residenziali di cui uno da 7 piani e due da 8 piani (26 metri); la ristrutturazione della Villa Azzurra (residenziale); la ristrutturazione dell’ex Casa delle Aste (scuola di musica); la demolizione della ciminiera; un nuovo collegamento viabilistico tra via Scarlatti e via Boito.

Abbiamo appreso con grande stupore che in data 9 marzo 2021, la Commissione del Paesaggio, ha espresso, a maggioranza, un parere favorevole alla demolizione della ciminiera. Peraltro, in data successiva, il 17 marzo 2021, gli Uffici competenti, hanno dichiarato che la modifica del suddetto PII, è da assoggettare a una Valutazione Ambientale Strategica (VAS). In tale provvedimento, oltre a descrivere una serie di forti criticità, si dice che sono da ricercare soluzioni ingegneristiche atte a mantenere la ciminiera quale elemento identitario e nella sua integrità.

Per tutti i motivi sopra esposti, i sottoscritti Comitati e Associazioni di Monza, ribadiscono che il progetto di modifica al PII ex Feltrificio Scotti venga totalmente rivisto e chiedono: il restauro della ciminiera; la ricostruzione, almeno in parte, degli edifici industriali demoliti, consentendone usi compatibili, pur attualizzati, nonché il recupero di nuove funzioni e spazi pubblici in “open space”; una drastica riduzione del numero di unità abitative e delle altezze dei sette nuovi edifici residenziali (massimo 3 piani) a fronte delle migliaia di alloggi non occupati esistenti; di aumentare le destinazioni a servizi (es. nuovo centro civico del Q. Cazzaniga); un collegamento ciclopedonale tra via Scarlatti e via Boito (in sostituzione del nuovo collegamento viabilistico).

Disponibili per eventuali chiarimenti, porgiamo distinti saluti.

IL COORDINAMENTO DI COMITATI E ASSOCIAZIONI DI MONZA

Legambiente Monza Circolo A. Langer, CCR – Gruppo ambiente e territorio, Comitato per il Parco A. Cederna, Comitato la Villa reale è anche mia, Comitato Bastacemento, Comitato via Boito-Monteverdi, Comitato di via della Blandoria, Comitato Triante, Comitato quartiere S. Albino, Comitato quartiere San Donato/Regina Pacis, Comitato Buon Pastore, Comitato Gallarana, Comitato residenti area Scotti, Comitato via Perosi, Comitato viale Lombardia 246, Comitato San Fruttuoso Bene Comune, Comitato Salviamo l’area dell’ex Ospedale Umberto I°.